La tradizione vitivinicola di Nemea mette in tavola l’Agiorgitiko, il vino di Ercole, ma anche di Agamennone, il vino dei monaci di San Giorgio e dei viaggiatori
Ercole e il vino della prima fatica
La tradizione vitivinicola di Nemea sposa l’Agiorgitiko, il San Giorgio, un’espressione di uve che sapientemente sono state tramandate dai tempi di Omero ad oggi.
Viaggiare in Grecia è il risultato di un’avventura che passa per i siti archeologici ma anche per i suoi vigneti. In particolare ci troviamo nel Peloponneso, in un territorio, quello dell’Argolide, che fa battere il cuore per la straordinaria varietà di filari che sposano i tramonti e il mare.
Fa strano pensare ad Ercole e alla sua prima fatica guardando il colore rubino scuro del famoso “Sangue di Ercole”, L’Agiorgitiko. Ma la leggenda narra che, proprio in questi luoghi, il Leone di Nemea, crudele e violento con la popolazione, e invulnerabile ai colpi di ferro, bronzo o pietra, venne ucciso da Ercole con una forza sovrumana.
In Argolide il vino è mito
Quando degusterai questo vino la sensazione sarà quella di bere dalla coppa mitologica degli dei. Questo perché la mano di Dioniso, Dio del vino, l’ha destinata a bevanda sacra.
Un vero e proprio culto del vino che si radunava intorno alle orge dionisiache.
Ma immagina una bevanda di uve passe, zuccherina, e a volte invece acidula, che strappava sorrisi sornioni ai commensali.
Dalle uve dell’Agiorgitiko, oggi, si producono dei “fruttati” quindi poco corposi ma dal profumo e dall’acidità pronunciati. Ma se vuoi abbracciare un’usanza della tradizione vitivinicola di Nemea cerca l’Agiorgitiko aromatizzato alle prugne, è una piccola delizia tramandata nei secoli da alcune cantine del posto.
La radice
Ci si sente ubriachi in questa terra di salsedini e resine. Se al tempo dei greci i rituali e la religiosità erano una scusa per testimoniare l’uva, oggi la tradizione vitivinicola di Nemea è un sapere destinato ai viaggiatori.
Si respira il Mediterraneo nella spremitura dei grappoli e la buccia spessa accoglie la luce e il temperamento caldo dei greci. Bere un bicchiere di Agiorgitiko di fronte al mare, o seduti in una qualunque delle cantine sparse su tutto il territori,o equivale a masticare tra i denti la bacca rossa di San Giorgio mentre Dioniso guarda fiero a uno dei suoi capolavori.
Ci potrebbe sembrare che in queste dispute sul chi ha scoperto cosa, si insinui anche il parere di Agamennone, il quale preferiva la qualità di vino della Nemea ad altri vitigni locali. Il segreto di questa radice è da ricercarsi nel Bosco di Feneos, tra i monaci di San Giorgio, dove si rintraccia l’origine del ceppo.
La tradizione vitivinicola di Nemea costruisce il paesaggio
È un’esperienza di qualità a tutti gli effetti. Anche perché non dimenticare che un territorio votato al vino raggiunge sempre le denominazioni di origine controllata, una vera garanzia per chi fa un tour enogastronomico.
Ma non solo. Siamo tra Argo e Micene, a poco più di 100 chilometri da Atene. Nemea suggestiona per i colori della terra che variano dal rosso dei sedimenti ferrosi, al bianco prodotto dall’argilla, al gessoso che mescola insieme fango e marna.
Non solo il palato è deliziato dai prodotti ma anche gli occhi che guardano a pendici di colline miste, alle gradazioni di ulivi, ai campi coltivati a ortaggi, ai filari che trovano il mare e la montagna a fargli da genitori.
Per non parlare del sito archeologico. Il Tempio di Zeus si colloca in questa parte di Grecia rivendicando l’antichità e i Giochi Nemei, tra le quattro feste nazionali più importanti della Grecia Classica oltre alle Olimpie, le Istmie e le Pitiche.
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